Svapo e tasse: non c’è pace per gli amanti della sigaretta elettronica! A pochi giorni di distanza dalla proposta di riduzione dell’imposta sugli eliquid inserita nella legge di bilancio dal Governo Meloni, l’Unione Europea stupisce gli svapatori con una proposta… preoccupante: applicare ai prodotti per il fumo digitale una tassazione in linea con quella sulle sigarette di tabacco.
Analizziamo insieme motivazioni e conseguenze di una scelta così controversa.
La proposta dell’UE sulla tassazione delle sigarette di tabacco
La proposta rappresenterebbe – stando a quanto riportato dal Financial Times – un aggiornamento dell’attuale normativa sulla tassazione del tabacco, ferma al 2011, e sarebbe motivata dalla volontà, da parte dell’UE, di abbattere drasticamente il consumo di tabacco da parte dei cittadini.
La legge si applicherebbe, com’è facilmente intuibile, anche alle classiche sigarette, la cui accisa passerebbe dagli attuali 1,80€ a un notevole 3,60€ per ogni pacchetto da 20.
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Svapo e tasse: quali le future imposte su eliquid e stick?
Ma è soprattutto l’imposta sui prodotti per il fumo digitale a preoccupare i consumatori, in particolare se si considera quanto sono diffusi tra le fasce più giovani.
Secondo il FT, i prodotti destinati al vaping verrebbero tassati in base all’intensità del contenuto di tabacco e nicotina, in un range compreso tra il 20%, per i prodotti più leggeri, e il 40% per quelli considerati high level.
Ancora più pesante l’accisa sui prodotti del tabacco riscaldato, per i quali l’imposta potrebbe toccare il 55% – circa 91€ ogni mille articoli venduti, per intenderci.
Le motivazioni della manovra secondo l’Unione Europea
Lo scopo di una tale manovra sarebbe, secondo la Commissione Europea, accelerare la spinta verso un futuro senza tabacco, obiettivo che l’UE si propone di raggiungere entro il 2040.
In particolare, come parte della strategia per il Beating Cancer Plan, la prospettiva auspicata è di portare a una riduzione del consumo di tabacco pari al 20-25% entro il 2025, e sotto il 5% nel 2040.
Rob Branston, economista e membro del Tobacco Control Research Group dell’Università di Bath la ritiene una manovra necessaria, sottolineando come le sigarette siano, in alcuni Paesi, fin troppo economiche, soprattutto considerati gli attuali tassi di inflazione.
“Questa manovra salverà delle vite. Aumentare i prezzi del tabacco attraverso una più alta tassazione è uno degli strumenti più efficaci per ridurne l’utilizzo. Di conseguenza, aumenti significativi delle aliquote minime sono un passo fondamentale verso la riduzione dell’incidenza di cancro e di altre patologie”.
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Voci discordanti: l’aumento delle imposte comporterebbe gravi rischi per Stato e consumatori
Svapo e tasse: aumentare le imposte è davvero una buona idea? Non tardano ad arrivare le voci discordanti.
Da una parte, Peter van der Mark, segretario generale della European Smoking Tobacco Association, mette in evidenza come un aumento tanto drastico e improvviso dei prezzi potrebbe spingere i consumatori verso il mercato nero.
Dall’altra, la World Vapers’ Alliance e l’Independent European Vape Alliance sottolineano come la proposta potrebbe rendere troppo costose le attuali alternative per il fumo digitale, che sono molto meno dannose per la salute rispetto alle classiche sigarette. Anche in questo caso, lo spettro del contrabbando è dietro l’angolo, per non parlare della possibilità che gli svapatori tornino a fumare.
Rincara la dose Michale Landl, della WVA, che sottolinea come la soluzione ideale sarebbe una tassazione progressiva sulla base del rischio per la salute posto dai dispositivi, più che sul contenuto in tabacco di liquidi e stick, supportando le sue tesi con recenti studi che dimostrerebbero in termini oggettivi quanto il fumo digitale – e le ecigarettes in particolare – sia effettivamente molto meno dannoso delle classiche bionde.
Chi la spunterà? La risposta, a quanto sembra, arriverà a breve.
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