Dry burn, la procedura che allunga la vita delle resistenze

La tecnica del dry burn è una pratica utilizzata spesso dagli svapatori esperti per prolungare la vita delle resistenze della sigaretta elettronica.

Durante il processo di vaporizzazione, infatti, il liquido di cui è imbevuto il wick che passa attraverso le bobine tende a stratificarsi e a formare un residuo denso che a lungo andare le rovina.

L’accumulo intorno alle resistenze, spesso caratterizzato da un colore marrone nerastro, è la principale causa dell’alterazione del sapore della svapata e uno degli indici più riconoscibili del fatto che sia ora di cambiare i fili resistivi.

Il dry burn, dunque, prolunga la durata di questa parte così delicata del dispositivo elettronico, senza dover ricorrere costantemente alla sostituzione delle resistenze.

Cos’è il dry burn?

Dry burn, resistenze incrostate

Chiamato anche dry hit, il dry burn, letteralmente combustione a secco, consiste nell’attivazione dell’atomizzatore senza che siano presenti né wick né liquido all’interno del proprio mod, a patto che si tratti di un modello rigenerabile.

Così facendo le resistenze si scaldano alimentate dalla batteria, ma non trovando niente da bruciare, consumano tutto il residuo e le incrostazioni che si sono accumulate nelle loro spire.

Dry burn involontario

Capita a volte di fare un dry burn involontario a chi svapa: quando il liquido della tank si esaurisce e lo stoppino si è seccato. L’effetto che si ottiene è un dry hit spesso spiacevole per chi aspira, indice che le resistenze siano arrivate al loro capolinea e che sia ora di sostituirle.

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A cosa serve il dry burn?

Nonostante sia una pratica criticata da alcuni detrattori, il dry burn ricopre diverse funzioni nella manutenzione della sigaretta elettronica.

Come abbiamo già visto, in primo luogo serve a bruciare ed eliminare lo sporco residuo sulle resistenze, facendo sì che tornino in buona salute per continuare a svapare senza un retrogusto amaro e sgradevole.

In secondo luogo, ma altrettanto primariamente, questa tecnica aiuta a verificare lo stato delle bobine, per assicurarsi che non ci siano corto circuiti, deformazione o anomalie dei fili resistivi.

Infine, il dry burn permette di rimettere a posto le spire delle resistenze in modo che siano allineate e ben strette le une con le altre: si otterrà quindi un coefficiente di riscaldamento migliore, senza sprechi e più performante.

Come si effettua il dry burn?

Dry burn, resistenze surriscaldate

L’operazione richiede pochi minuti e non bisogna avere una particolare manualità. Tuttavia è consigliabile le prime volte farsi assistere da uno svapatore esperto che possa suggerire i passaggi più adatti a seconda del dispositivo che si sta usando.

Per prima cosa occorre svuotare completamente la tank della sigaretta elettronica dal liquido contenuto, svitarla dalla testina e portare alla luce le resistenze.

A questo punto, con una pinzetta, bisognerà sfilare il wick o lo stoppino dalle resistenze e osservarne il colore: più è scuro, più lo sporco sui fili sarà persistente.

A questo punto si può attivare a intermittenza la box, portando, se si vuole, temperatura a un livello leggermente più alto rispetto a quello usato per svapare: questa è la fase più delicata, perché non bisogna assolutamente surriscaldare eccessivamente le resistenze.

Aiutandosi con un pennellino si dovrà grattare via man mano le incrostazioni sulle resistenze e, nel caso di sporco eccessivo, lavarle sotto l’acqua.

Si noterà come dopo un paio di dry burn i fili torneranno ad essere di un colore simile al nuovo, tendente all’argento. Qualora ciò non accadesse e dovessero rimanere nere, è bene cambiare del tutto le bobine perché non sono più recuperabili.

È sicuro fare il dry burn?

dry burn, resistenza pulita

A lungo si è dibattuto se la pratica della pulizia a secco delle resistenze faccia bene o meno alla salute. La principale preoccupazione di alcuni svapatori consiste nel fatto che nella fase di surriscaldamento delle resistenze si potrebbe incorrere nell’alterazione del metallo di cui sono fatte, con il conseguente rilascio di microparticelle potenzialmente nocive.

L’importante però è non aspirare per nessun motivo il vapore prodotto da una procedura di dry burn, ed effettuarlo in assenza di materiali come wick e mesh, in modo che non possano assorbire eventuali sostanze di scarto derivanti dal processo.

Leggi anche: Cos’è e come funziona un atomizzatore?

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